Zia Metilde
Ricordo la mia zia Metilde. Quando ero piccolo mi lasciava a letto e andava nel bosco a prendere la legna per portarla ai bottegai che ci scaldavano il forno per cuocere il pane. A volte faceva anche due viaggi al giorno. E in quei viaggi, mentra camminava, faceva le calze con i ferri e i gomitoli di lana che teneva in tasca. Così facevano quasi tutte le donne di Raggiolo. Lei mi faceva da mamma perché la cara mamma volò in cielo dopo otto giorni che io ero nato, e rimasi orfano.Tante mamme di quel tempo, sapendo che ero rimasto solo, mi portavano a turno a casa loro e mi davano il loro latte. Con i loro figli e figlie sono rimasto sempre come un fratello e ancora oggi quando ci si trova a Raggiolo tutti mi salutano con amore e mi dicono “ecco il nostro fratello di latte”. Ed io li ringrazio. Purtroppo le loro mamme sono volate in cielo ma io conservo di loro un bel ricordo.