7 - Un popolo di migranti

Andar per Maremme

Dai monti al mare

L’uomo di montagna, lontano dall’immobilismo sociale che caratterizzava il sistema mezzadrile del fondovalle, pur nella limitatezza di mezzi, e proprio in virtù di questa, ha da sempre messo in atto una strategia dinamica e creativa nella gestione del paesaggio fondata sulla complementarietà dei saperi e delle risorse. Un aspetto fondante di questo complesso e delicato ecosistema, era rappresentato dallo scambio e dal confronto con altri contesti territoriali che il montanaro realizzava attraverso la pratica delle migrazioni stagionali. Pastori transumanti, boscaioli e carbonai itineranti erano alcune delle occupazioni più diffuse dell’area, che si aggiungevano alla colturastanziale del castagno quale albero da frutto. All’interno del paese, la zona più alta, quella de "I Campi" e in particolare del "Borgo di Masone", era abitata per lo più da famiglie occupate dall’allevamento ovino.

Dai monti al mare
Un popolo di migranti

“ ...C'erano più di 5000 pecore che pascolavano sulla montagna del Pratomagno fino in paese. Le famiglie che avevano i greggi più grossi erano i Donati e i Giovannuzzi che ne hannoo avute anche 1.500...ma in paese tutti avevano un po' di pecore per uso familiare, minimo una puntarella di sei o sette. C'era qualche famiglia che partivano tutti, donne e uomini, qualche famiglia numerosa rimanevano metà qui e metà andavano in Maremma, ma la maggior parte lasciavano le donne in paese: i Donati, per esempio, erano quattro cinque uomini, un bordellotto e una donna, quasi sempre la moglie del capoccia, l'unica che li raggiungeva in Maremma a dicembre, dopo la castagnatura. Non c'era un giorno preciso per la partenza, ma era sempre dopo la Festa della Madonna, l'otto di settembre. Ci volevano sette giorni per arrivare nel piano di Grosseto, facendo sei tappe. Ai primi di maggio c'era la tosatura delle pecore e nella prima deca di giugno si pigliava la via del ritorno...

...Quando s'arrivava a Raggiolo, s'offriva lo scottino ai vici e la ricotta ada amici, parenti e alle persone più in vista come il pievano e la maestra...Alla fine di novembre, dopo la castagnatura, i carbonai lasciavano Raggiolo per la stagione, nelle varie destinazioni dove li attendevano il capo macchina o il padrone per il quale si faceva il lavoro, Il mrientro a casa era previsto per il mese di giugno. La vita era dura: solo un mese all'anno si dormiva a casa, nel proprio letto...Gli ultimi a fare i carboani sono stati i Donati, che si sono spinti fino in Sardegna, qualche appartenente e casa Chiocchini e i Ristori, che hanno lavorato in Maremma toscana e romana”. (da A. Nocentini, “Raggiolo: profilo linguistico di una comunità casentinese”, 1998)

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